Qualunque operatore della giustizia
penale potrà confermarlo: non più i furti, non più lo spaccio,
bensì le piccole truffe stanno intasando le aule dei tribunali.
La truffa più classica
è
quella in cui pagato l'oggetto acquistato con una ricarica su una
Postepay (particolarmente gettonati sono gli Iphone) il pacco non
arriva.
La truffa più
pericolosa è quella del bonifico al bancomat: sfruttando le
scarse conoscenze informatiche e bancarie della vittima il truffatore
propone di acquistare un oggetto che spesso è stato messo in vendita
da molto tempo, e che quindi non vuole nessuno. Invita il venditore a
recarsi allo sportello bancomat del proprio istituto di credito e
detta al telefono le istruzioni per “farsi arrivare in conto il
prezzo della vendita”. In realtà il venditore viene istruito a
mandare uno o più bonifici ad una carta prepagata nella
disponibilità del truffatore. Più bonifici? Sì perché quando si
accorge che il truffato proprio non ne capisce nulla, il truffatore
comincia a dire che c'è stato un problema e che l'operazione va
rifatta.
C'è poi la “Truffa
Africana”. Il soggetto si mostra interessato all'acquisto,
scrive con un italiano incerto, riferisce di trovarsi in un paese
africano e che manderà un corriere a ritirare il bene. Ti chiede
l'IBAN e l'indirizzo, dopo di che passa qualche giorno... “caro
amico ho scoperto che per mandare il bonifico devo pagare le tasse
importazione nel mio paese, i soldi sono bloccati, per sbloccarli
bisogna pagare € 200,00. Facciamo a metà” Naturalmente la “metà”
verrà pagata a mezzo sistemi di pagamento internazionale tipo
Western Union o Money Gram. Ricevuta la quota delle tasse di
importazione il venditore sparirà.
Come apparirà subito
evidente in tutti questi casi la truffa ha due responsabili: 1) il
truffatore. 2) Un truffato sprovveduto... sì perché quando
l'oggetto della truffa africana è un paio di scarponi da sci da
spedire in un paese equatoriale, il venditore il dubbio se lo deve
porre (tratto da un caso reale).
Il truffatore che viene
poi individuato spesso è anch'egli una vittima. Tossicodipendenti o
sbandati molte volte si prestano per pochi Euro ad intestarsi carte
di pagamento dove poi confluiscono i proventi ottenuti con l'inganno.
E' opportuno evidenziare
che le dimensioni del fenomeno stanno acquisendo rilevanza
collettiva: essere vigilanti e attenti consente non solo di non
essere truffati, ma di evitare che notevoli risorse pubbliche debbano
essere impiegate per reprimere questo tipo di reati. Io preferisco
sapere che i carabinieri della mia città sono in strada a garantire
la sicurezza, piuttosto che chiusi in ufficio a richiedere i dati di
intestazione di un numero di telefono o di una carta di pagamento per
una truffa da € 100,00. Preferisco sapere che un Pubblico Ministero
sta leggendo con attenzione la denuncia di una donna maltrattata
prima che venga uccisa, piuttosto che sia costretto ad esaminare
cinque querele relative al medesimo annuncio fittizio.
Qualunque sia il “lato”
della Postepay in cui vi siete trovati, se avete necessità di
assistenza per queste problematiche, contattatemi per un
appuntamento.